giovedì 24 novembre 2011

Coffee chocolate rhum muffins

Era davvero tanto tempo che non sfornavo muffins, e, si sa, quando la voglia di dolce attacca…attacca in maniera proprio forte :-) quindi, mettiamola così…insomma ieri pomeriggio mi è saltata fuori una voglia strana…quella di fare muffins per la colazione, ooovviamenteee! Poteva essere una voglia al di fuori dell’ambito culinario secondo voi?! Hehehe ma che, scherziamo?!?! ;-)
Così, tanto ero pure annoiata, faceva freddo -la scusa di accendere il forno per scaldarsi è sempre valida, no?!- mooolto casualmente mi sono ritrovata a sfogliare il libro acquistato quest’estate per una somma sui tipo 6€, intitolato appunto “Muffin e dolcetti”edito da Gribaudo. Che adesso, sinceramente, ma voi lo prendereste mai un libro tutto su muffin per 6€??? No è che pensi, bhe 6€, ci saranno solo ricette all’altezza dei 6€, no????
E invece, care ragazze….noooo! il libro è validissimo, ci sono ricette davvero originali  corredate di foto davvero belle, e per di più è diviso per sezioni: muffin con frutta fresca o secca, con il cioccolato, per le occasioni speciali, semplici delizie, e…un occhio alla salute!!! Quindi, siiiiii, ci sono anche ricette –quasi- dietetiche :-) :-) :-)
Prima o poi le provo tutte, promesso!!!

Quindi, vi propongo questi muffin, buoni buoni, cioccolatosi quel tanto che basta, che sanno di caffè –e scusate se è poco, io la mattina mi sveglio solo con quello…muffin al caffè e caffè forte, che c’è di meglio??- e che profumano di Rhum e mandorla!!!
Non abbiate paura, che i sapori non si confondono assolutamente, sono ben equilibrati: per primo ti avvolge il cacao, per poi lasciare spazio al caffè che si mescola col Rhum e alla fine un piacevole aroma di mandorla sorprende il palato.


Ho apportato alcune variazioni rispetto alla ricetta originale, quindi sbarrate riporto le dosi originali!

COFFEE RHUM MUFFINS
Per 12 muffins, ingredienti:

225 g di farina 00  125 g di farina 00 e 100 g di farina integrale biologica
2 cucchiai rasi di cacao amaro in polvere
1 pizzico di sale
8 gr di lievito chimico
115 g   85 g di burro
150 gr di zucchero di canna
1 uovo
110 ml 150 ml di latte
1 cucchiaino di estratto naturale di mandorla
2 3 cucchiai di caffè forte
1 cucchiaio di caffè solubile istantaneo in polvere
1 cucchiaio di Rhum
55 g di cioccolato fondente
25 g di uvetta

per guarnire:
2 cucchiai di zucchero di canna
1 cucchiaio di cacao amaro
1 cucchiaino di pimento

procedimento:
preriscaldate il forno, ventilato a 190°. in una ciotola capiente, mescolate le 2 farine, il cacao, il sale e il lievito. In un'altra ciotola lavorate il burro molto morbido con lo zucchero. Quando saranno amalgamati aggiungete l'uovo, i latte, l'estratto di mandorla, il Rhum, il caffè e per ultimo il caffè solubile. Unire, come di consueto, il composto liquindo a quello secco e mescolare, ma non troppo. Distribuite l'impasto in 12 pirottini riempiendoli per 2/3 e cospargete sopra di ognuno abbondante zucchero di canna, il cacao ed il pimento precedentemente mescolati, così formeranno una bella crosticina croccante.
infornare per 20 minuti.

Alla prossima muffin's recipe, che credo arriverà molto presto :-)

mercoledì 9 novembre 2011

Storia della mia prima crostata al cioccolato.

Va a finire sempre così.
Che le cose vengono fuori sempre all’ultimo.
E, se da una parte gli imprevisti mi divertono perché mi mettono addosso un’adrenalina ed un’euforia incredibili, dall’altra, quando l’imprevisto si identifica con un invito a cena dell’ultimo minuto e che, tra le altre cose, presuppone il fatto che sia ovviamente tu a dover portare il dolce, bhè, questo mi piace un po’ meno. Ma solo per il fatto che non so mai decidere quale dolce portare! Insomma, tutte le donne andrebbero in crisi perché non sanno assolutamente cosa mettere, mentre io…io sì, vado in crisi perché non so quale dolce portare ;-) infatti, nonostante abbia un faldone infinito di archivi di ricette di torte e di biscotti e di bavaresi e di crostate e bla bla bla che, o ho già provato, o o devo ancora provare. E quindi, data la mia totale disperazione con annesso cervello in pappa, per la scelta del così tanto declamato dolce mi affido a mio fratello –che non mangia mai i miei dolci-, a mio padre –che li mangia, ma ci trova sempre difetti :-)- e a mia madre –che mangia e tace, quindi acconsente haha J-. Questa volte i tre moschettieri avevano scelto una crostata al cioccolato…che??? Una crostata al cioccolato??? Ma la cena era a base di pesce!!! Ma, nonostante i miei suggerimenti, -ok., volevo proprio corromperli, perché, eccheccavolo, col pesce ce vo’ la crostata al limone o al limite all’arancia, o, ok, vi lascio passare pure il pompelmo, ma il cioccolato nooo!!!- loro volevano proprio una crostata al cioccolato. Alla mia domanda, se una crostata al cioccolato non fosse troppo un classico e pure monotono, loro mi rispondono: ma nooo, ma che scherziii??? –occhi stralunati: i dolci al cioccolato vanno sempre bene!!! Ok. Io mi arrendo, e vi faccio sta benedetta crostata al cioccolato, ma…aspetta n’attimo. Io non ho mai fatto una crostata al cioccolato!!! O-M-I-O-D-I-O!!!!

Quindi, mentre mi interrogavo sul perché andassi sempre ad impegolarmi su cose difficili, avevo già la soluzione in tasca. Mi ricordo infatti di una “Torta golosa al cioccolato” vista da lei: detto fatto, il tempo scrivere la ricetta e ho accontentato quei 3 scimmioni affamati di crostata al cioccolato che mi ritrovo in casa :-)

Questo è ciò che ne è uscito: al contrario delle mie previsioni, una crostata buonissima: la frolla morbida e leggermente saporita alla mandorla racchiude una ganache raffinatissima al cioccolato fondente (io consiglio di usare un 70, massimo 72% di cacao, lei invece consiglia un 68%). Se lasciata in frigo fino al momento di servire, il ripieno sarà leggermente più sodo, ma sciogliendosi comunque in un attimo appena mettete in bocca la fetta. Se invece preferite un dolce un tantino più morbide e scioglievole, tirate la torta fuori dal frigo circa un’oretta prima di servirla!
Peccaminosa ed assolutamente elegante e buona, ottima in entrambi i casi!

STORIA DI COME NASCE LA MIA PRIMA CROSTATA AL CIOCCOLATO :-)



Well, si inizia con un bel guscio di pasta frolla: si lavorano con una forchetta 150 gr di burro ammorbidito, il quale sarà ben felice di unirsi delicatamente ad un pizzico di sale, a 140 gr di zucchero a velo, alle mandorle, un 65 gr, ridotte in polvere: amalgamate bene il tutto, e poi unite 1 uovo e un tuorlo, incorporate, e poi tuffateci 100 gr di farina 00, incorporandola bene fino a che il composto sarà omogeneo: a questo punto uniteci altri 190 gr di farina 00 e formate una palla, che metterete in mezzo a 2 fogli di pellicola, la schiaccerete col mattarello fino a darle la forma di un disco, e che poi metterete in freezer fino a che si sarà indurita. Quando sarà pronta, la tirate fuori, la rimaneggiate un po’ e la stendete in una tortiera da crostata di 26-28 cm (vi avanzerà della frolla, fateci dei biscottini!!!), la rimetterete in freezer per mezz’ora. Nel frattempo riscaldate il forno a 160° ed infornate la tortiera per circa 20 o 25 minuti.
Ed ora via colla ganache! Portate ad ebollizione 250 ml di panna con un cucchiaio mooolto generoso di miele millefiori, mentre 350 gr di buon cioccolato fondente si staranno sciogliendo al microonde. Quindi, versiamo 1/3 della panna bollente sul cioccolato, mescoliamo bene benissimo, e poi aggiungiamo il resto della panna. Lasciamo intiepidire e poi ci buttiamo 50 gr di burro. Non assaggiatela, sennò ve la finite col cucchiaio!!! Ora, mi è balenata in testa un’idea: volevo aggiungerci un pizzichino di peperoncino in polvere…ma poi ho desistito. Se voi volete provare, fatelo! Io sono curiosissima ;-)
Ora, il guscio di frolla sarà freddo, per cui ci versate dentro questa meravigliosa ganache, livellate bene, e lasciate riposare in frigo per circa 6 ore.
Eventualmente potete decorarla, io ho fatto delle strisce con i rebbi della forchetta!

FATELA FATELA FATELA, perché, oltre ad essere stramegabuonissima, vi farà fare una stramega figurone! :-)

domenica 6 novembre 2011

Risotto alla zucca e Taleggio, profumato all'alloro

Cosa vi viene in mente se vi dico “zucca”? proviamo a fare un brainstorming:
-         autunno
-         arancione
-         risotto
-         gnocchi
-         vellutata
-         comfort food
-         etc etc :-)
bhe, vi dico la verità: io la zucca l’ho sempre snobbata! Non perché non mi piacesse, anzi: quando la vedevo esposta sul carro di legno dal mio fruttivendolo di fiducia, mi faceva sempre una gran voglia di acquistarla e provarla. Ma la mamma ha sempre declinato: è difficile da pulire,  non ci va il risotto, e scuse varie. E così non l’ho mai provata. Ma il fascino di acquistarla m’è sempre rimasto! Quest’anno mi sono quindi convinta a provarla e devo dire che m’è piaciuta davvero tanto, nonostante la mia “prima- volta –con- la- zucca” sia stata un vero disastro…essì perché volevo assolutamente assaggiare la vellutata ma, per circa 300 etti di zucca ho messo ben 1 cipolla intera, e, come potete immaginare, alla fine ho creato una vellutata di cipolla col leggero sentore di zucca :-9
quindi per la seconda sperimentazione zuccara ;-) ho cercato sapientemente di dosare in proporzioni giuste la cipolla, e sapete che ne è venuto fuori?! Un deliziosissimo risotto! Ora che sono una sfegatata zucca-fan, lol, ho un sacco di ricette in archivio che presto proverò e vi proporrò . intanto però vi beccate sto risottino niente male, e tra unpo’ arriva pure una favolosa crostata di cioccolato e mandorle super calorica, yuppiii :-)

ah, prima della ricetta, volevo specificare che io per questo risuttin ho usato una bella zucca violina che, secondo me e il mio fruttivendolo (si, forse è un po’ più esperto di me in materia di zucche, haha) è probabilmente la varietà più adatta, in quanto bella polposa e dolce. Nulla vi vieta comunque di usare il vostro tipo di zucca preferito.
Inoltre il risotto presenta l’utilizzo del Taleggio (la cui zona d'origine è la Val Taleggio, da cui deriva appunto il nome del formaggio, in provincia di Bergamo), che ha sapore dolce, con lievissima vena acidula, leggermente aromatico, e alle volte con retrogusto tartufato.
Una volta ho provato a sostituire il Taleggio con un Puzzone di Moena, formaggio con presidio Slow Food che si produce in Trentino Alto Adige, e, come si può intuire dal nome, il Puzzone si caratterizza infatti per la personalità aromatica e dal leggero sentore di nocciola. In tutta sincerità, ho preferito la versione col Taleggio, in quanto il risotto assume un sapore più delicato, risaltando quindi il sapore della zucca.

Passiamo ora alla ricetta: un risotto cremoso e ricco, scioglievole. Spicca al palato, alla fine, il gusto del taleggio. Il profumo leggero dell’alloro, piacevole, contrasta leggermente col sapore dolce della zucca, facendo da cornice a questo raffinato e gustoso risotto.

Risotto alla zucca e Taleggio, profumato all'alloro



Ingredienti, per 4 persone:

zucca, già pulìta e tagliata a cubetti, 400 gr
cipolla bianca, mezza
olio extra vergine d’oliva, 2 cucchiai
vino bianco da tavolo, 1 bicchiere
riso –io carnaroli-, 350 gr
Taleggio, 150 gr
Sale & pepe
Alloro, 1 foglia, più 4 che serviranno poi per la decorazione dei piatti

Procedimento, abbastanza semplice e veloce:
sbollentate la zucca in una pentola d’acqua salata, per 5 minuti, poi scolatela tenendo da parte l’acqua di cottura della zucca!!! Frullate la zucca col minipimer o un mixer ottenendo una purea. In una pentola, fate soffriggere la cipolla tagliata a velo con l’olio. Quando sarà appassita, aggiungete il vino bianco, fate sfumare ed aggiungete il riso, facendolo tostare. Dopo un po’, insomma regolatevi, aggiungete tanta acqua di cottura della zucca quanto serve per cuocere il riso ed aggiungete anche la purea di zucca. Quando il riso sarà quasi cotto, aggiungete la foglia d’alloro e, quando il riso sarà cotto, spegnete il fuoco, tuffateci il Taleggio tagliato a cubetti, pepe, e serve aggiustate di sale. Mescolate bene affinchè il taleggio si fonda, quindi impiattate.
Adagiate su ogni piatto una foglia d’alloro e del grana a piccolo scaglie.

Buon appetito!

martedì 1 novembre 2011

Sono tornata...con le fave Triestine!

Ebbene sì, è da agosto che non pubblico nulla. Non che in tutto questo tempo -3 mesi, lol- non abbia cucinato niente (ma vi pare possibile? Naaaaaaaaaaa), piuttosto sarebbe oppurtuno dire che sì, ho cucinato scemenze J perché il tempo è sempre quello che è, e tra la scuola che non mi lascia granchè tempo libero, tra il fatto che pure io ho una vita sociale da dover in qualche modo coltivare, tanto per non ritrovarmi come una vecchia zitella acida, tra la vacanza (essì, una stupendissimissima settimana passata in Sicilia, tra le zone di Palermo e Trapani, di cui vi parlerò in seguito con un bel reportage) resami necessaria per non diventare una pazza sclerotica che si sveglia alle 4 di notte, urlante peggio di un neonato, soltanto perché ha sognato che un esercito di fenicotteri la sbranava viva…bhe, dicevo, di tempo per cucinare cose serie davvero non ne ho avuto molto J

Proprio l’altro ieri, però, dato che alla fin fine questo è sempre il ponte di Ognissanti, qualcosa la dovevo pur fare! E così mi è tornata alla mente l’immagine delle vetrine delle pasticcerie di Venezia, dove fanno bella mostra di sé delle confezioni contenenti tanti dolcetti rotondi, tradizionalmente di color cioccolato, rosa o bianco, così bellini e simpatici, che sono le Fave Triestine. Prendono appunto il nome della città che rivendica la “paternità” di questa variante delle Fave dei morti , Trieste appunto. Ma perché proprio dei morti? La tradizione vuole che si consumino il 2 novembre, in sostituzione degli omonimi legumi, come offerta ai defunti.


Composti da farina di mandorle, zucchero ed albumi, questi dolcini vengono solitamente aromatizzati all’acqua di rosa bulgara –in tal caso arricchiti di poco alchermes per donare il caratteristico colore rosa-, al cacao, e quindi di color cioccolato, ed infine alla vaniglia, di color bianco.

Nel complesso la preparazione non è difficile, anzi. Il punto critico credo stia soprattutto nella cottura delle Fave: difatti, i dolci non devono cuocere, ma solamente asciugarsi, in modo che formino un guscio croccante, ma un interno scioglievole. Stiate quindi attenti al tempo, miei cari, non vorreste ritrovarvi con delle fave di marmo, vero? J


Ingredienti:
250 gr di farina di mandorle (mandorle al 100%!!!)
130 gr di farina 00
200 gr di zucchero semolato
3 albumi grandi
1 pizzichino di sale

+
Acqua di rosa bulgara e alchermes, per le fave alla rosa
Cacao amaro, per le fave al cioccolato
I semini di ½ bacca di vaniglia del Madagascar, per le fave alla vaniglia

Procediemento:
in una ciotola capiente lavorate la farina di mandorle, la farina 00, lo zucchero, il sale. Aggiungete un albume alla volta, amalgamandolo con le mani, fino ad ottenere un impasto abbastanza compatto, un po’ appiccicoso. Quindi dividete l’impasto in 3 ciotole, ed aggiungere alla prima un cucchiaio di acqua di rosa e l’alchermes, alla seconda 2 cucchiai di cacao ed alla terza la vaniglia. Formate delle palline della grandezza di una noce più o meno e schiaffatele in forno a 80° per circa un’ora e mezza, anche 2 se lo ritenete necessario.

NOTE:
-         le mie le ho aromatizzate al cacao, alla vaniglia e, anziché alla rosa, al pistacchio. Per quest’ultime ho semplicemente aggiunto all’impasto circa 15 o 20 gr di pasta di mandorla al pistacchio presa, ovviamente, in Sicily: ottimi!


-         Una delucidazione sulla farine di mandorle è doverosa! Io consiglio vivamente di acquistare quella già pronta, per il semplice motivo che non otterreste lo stesso risultato se vi mettete a macinare le mandorle col mixer. Ma, dato che la farina è piuttosto cara – io 500 gr li ho pagati 6 euro, sempre in Sicilia…ma sono sicura che erano SOLO mandorle- se proprio non riuscite a reperirla, abbiate l’accortezza di macinare le mandorle con la funzione pulse del mixer J

A presto con altre ricettine autunnali :-)